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Foto: Conoscere la fiaba |
Perché nelle fiabe classiche ci sono elementi
cupi/violenti?
Perché in questo modo il bambino può superare le
proprie ansie. L’orco che vuole mangiare Pollicino e i fratelli – o la
malvagia regina di Biancaneve – sono un simbolo di tutto il male temuto dal
bambino, che spesso ha paura di essere sopraffatto dal mondo incomprensibile
degli adulti. Il suo senso di giustizia viene però ripagato dai finali delle
fiabe, che puniscono sempre i cattivi. Nella versione originale di Biancaneve,
infatti, la strega viene costretta a danzare su scarpe roventi fino a morire.
Per fare un altro esempio, i genitori che abbandonano i figli nella celebre fiaba “Hansel e Gretel” rappresentano la paura di tutti i bimbi di essere lasciati soli: persino un evento apparentemente banale come l’ingresso all’asilo può essere percepito dal bambino come un abbandono. Hansel e Gretel alla fine riescono a farcela e ritornare in famiglia, dando così al bambino una rassicurazione sulla propria capacità di trionfare e di tornare a casa. Il bimbo si identifica fortemente nei protagonisti e il lieto fine fornisce lo stimolo positivo per affrontare la vita.
Per fare un altro esempio, i genitori che abbandonano i figli nella celebre fiaba “Hansel e Gretel” rappresentano la paura di tutti i bimbi di essere lasciati soli: persino un evento apparentemente banale come l’ingresso all’asilo può essere percepito dal bambino come un abbandono. Hansel e Gretel alla fine riescono a farcela e ritornare in famiglia, dando così al bambino una rassicurazione sulla propria capacità di trionfare e di tornare a casa. Il bimbo si identifica fortemente nei protagonisti e il lieto fine fornisce lo stimolo positivo per affrontare la vita.
Perché nelle fiabe classiche ci sono solo “Buoni” o
“Cattivi”?
Perché è il modo più funzionale per parlare al
bambino. Le fiabe tracciano il confine tra ciò che è lecito e ciò che è
illecito, punendo in modo intransigente chi si comporta in modo malvagio, e
premiando chi agisce con buon cuore. Questo può avvenire solo se nella fiaba è
presente una netta distinzione tra Bene e Male.
Se racconto fiabe al mio bambino, crederà che
streghe/fate/orchi esistano veramente?
Le fiabe classiche iniziano dicendo: “C’era una volta,
in un regno lontano…” collocando gli eventi in una dimensione
spazio-temporale molto lontana dalla nostra realtà. Il bambino, che spesso
sottovalutiamo, sa che i personaggi fiabeschi non fanno parte della
quotidianità. Ma se capita che qualche personaggio lo colpisca in modo
particolare, al punto da fargli cercare conferme chiedendo: “Esiste nella
realtà?”, non può esserci risposta più azzeccata di quella di Tolkien:
Abbastanza spesso quello che i bambini intendono dire
quando chiedono “E’ vero?” è “Questa storia mi piace, ma è contemporanea? Sono
al sicuro nel mio letto?” La risposta: “Sta’ certo che oggi non c’è nessun
drago in Inghilterra” è tutto quello che vogliono sentire.
Le fiabe aiutano a crescere?
Alla luce di quanto detto… certo! Le fiabe
classiche aiutano a crescere, si può addirittura dire che siano state
ideate, tramandate e perfezionate nel corso dei secoli proprio per
istruire il bambino senza annoiarlo, anzi divertendolo e affascinandolo,
lanciando i loro messaggi in modo implicito.
Quali sono le fiabe classiche più belle/utili da
raccontare?
Non ci sono fiabe migliori delle altre: tutte
parlano al nostro piccolo ascoltatore in modo diverso. Spesso è il bambino
stesso che ci dà indicazioni su quali racconti gli “servono” in quel momento,
alternando per esempio un periodo in cui vuole ascoltare in continuazione Il
gatto con gli stivali, a uno in cui predilige Rapunzel ecc.
Per approfondire
Un libro utile per approfondire queste tematiche è “Il
mondo incantato” di Bruno Bettelheim. Sicuramente è un’opera da prendere
con le pinze, poiché si spinge in interpretazioni a volte forzate nel
tentativo di spiegare in chiave freudiana ogni aspetto delle fiabe classiche,
ma è comunque un saggio molto interessante per chi voglia approcciarsi
all’argomento.