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mercoledì 27 aprile 2016

Fiabe classiche: cinque cose da sapere!


Foto: Conoscere la fiaba



Perché nelle fiabe classiche ci sono elementi cupi/violenti?
Perché in questo modo il bambino può superare le proprie ansie. L’orco che vuole mangiare Pollicino e i fratelli – o la malvagia regina di Biancaneve – sono un simbolo di tutto il male temuto dal bambino, che spesso ha paura di essere sopraffatto dal mondo incomprensibile degli adulti. Il suo senso di giustizia viene però ripagato dai finali delle fiabe, che puniscono sempre i cattivi. Nella versione originale di Biancaneve, infatti, la strega viene costretta a danzare su scarpe roventi fino a morire.
Per fare un altro esempio, i genitori che abbandonano i figli nella celebre fiaba “Hansel e Gretel” rappresentano la paura di tutti i bimbi di essere lasciati soli: persino un evento apparentemente banale come l’ingresso all’asilo può essere percepito dal bambino come un abbandono. Hansel e Gretel alla fine riescono a farcela e ritornare in famiglia, dando così al bambino una rassicurazione sulla propria capacità di trionfare e di tornare a casa. Il bimbo si identifica fortemente nei protagonisti e il lieto fine fornisce lo stimolo positivo per affrontare la vita.
Perché nelle fiabe classiche ci sono solo “Buoni” o “Cattivi”?
Perché è il modo più funzionale per parlare al bambino. Le fiabe tracciano il confine tra ciò che è lecito e ciò che è illecito, punendo in modo intransigente chi si comporta in modo malvagio, e premiando chi agisce con buon cuore. Questo può avvenire solo se nella fiaba è presente una netta distinzione tra Bene e Male.
Se racconto fiabe al mio bambino, crederà che streghe/fate/orchi esistano veramente?
Le fiabe classiche iniziano dicendo: “C’era una volta, in un regno lontano…” collocando gli eventi in una dimensione spazio-temporale molto lontana dalla nostra realtà. Il bambino, che spesso sottovalutiamo, sa che i personaggi fiabeschi non fanno parte della quotidianità. Ma se capita che qualche personaggio lo colpisca in modo particolare, al punto da fargli cercare conferme chiedendo: “Esiste nella realtà?”, non può esserci risposta più azzeccata di quella di Tolkien:
Abbastanza spesso quello che i bambini intendono dire quando chiedono “E’ vero?” è “Questa storia mi piace, ma è contemporanea? Sono al sicuro nel mio letto?” La risposta: “Sta’ certo che oggi non c’è nessun drago in Inghilterra” è tutto quello che vogliono sentire.
Le fiabe aiutano a crescere?
Alla luce di quanto detto… certo! Le fiabe classiche aiutano a crescere, si può addirittura dire che siano state ideate, tramandate e perfezionate nel corso dei secoli proprio per istruire il bambino senza annoiarlo, anzi divertendolo e affascinandolo, lanciando i loro messaggi in modo implicito.
Quali sono le fiabe classiche più belle/utili da raccontare?
Non ci sono fiabe migliori delle altre: tutte parlano al nostro piccolo ascoltatore in modo diverso. Spesso è il bambino stesso che ci dà indicazioni su quali racconti gli “servono” in quel momento, alternando per esempio un periodo in cui vuole ascoltare in continuazione Il gatto con gli stivali, a uno in cui predilige Rapunzel ecc.
Per approfondire
Un libro utile per approfondire queste tematiche è “Il mondo incantato” di Bruno Bettelheim. Sicuramente è un’opera da prendere con le pinze, poiché si spinge in interpretazioni a volte forzate nel tentativo di spiegare in chiave freudiana ogni aspetto delle fiabe classiche, ma è comunque un saggio molto interessante per chi voglia approcciarsi all’argomento.




sabato 9 aprile 2016

Il mondo magico delle Fiabe


Foto: La magia della fiaba
La fiaba è un racconto fantastico, una storia dove protagonisti e personaggi minori si incontrano, si confrontano, entrano in lotta o si aiutano, ognuno animato da sentimenti ben definiti (la bontà o la cattiveria, l’egoismo o l’altruismo, l’amicizia, l’odio o l’amore, ecc.).
La logica del pensiero razionale che governa l’agire di noi adulti s’intreccia, nella fiaba, con quella della fantasia: il confine tra realtà (cioè tra il mondo che vede il bambino attorno a lui) ed immaginario (il mondo fantastico in cui il bambino si rifugia quando gioca) si assottiglia fino a scomparire negli animali parlanti, nelle fate e nelle streghe, negli eroi che lottano e nei personaggi che cambiano e si trasformano.
La fiaba dovrebbe avere nell’esperienza di ciascun bambino un posto importante perché offre personaggi in cui identificarsi e su cui proiettare i propri sentimenti più intensi e, a volte, inaccettabili nella realtà.
Le situazioni di paura, smarrimento, aggressione, solitudine, impotenza, tipiche della fiaba tradizionale, corrispondono così bene alle sensazioni che il bambino piccolo sperimenta da fornirgli uno scenario ideale su cui veder rappresentata la propria realtà interna fatta di timore dell’abbandono, di perdita dell’amore dei genitori, di rivalità con i fratelli, di senso d’inadeguatezza ecc..
La fiaba garantisce, infatti, dopo lotte, sofferenze e conflitti, un sicuro lieto fine; e ciò permette al bambino di vivere, attraverso i personaggi, le emozioni più intime senza averne paura.
La fiaba non ha il compito di spiegare o insegnare le condizioni di vita della società in cui il bambino vive, ma può aiutarlo a comprendere se stesso in questo mondo complesso nel quale egli deve trovare un senso.
I racconti fiabeschi considerano molto seriamente le ansie e le paure del bambino e ad esse si ispirano offrendo soluzioni, i personaggi e le vicende ripropongono i conflitti interiori del bambino, ma suggeriscono anche un modo per risolverli.
In essi viene rappresentato il messaggio secondo cui le gravi difficoltà della vita sono inevitabili e soltanto affrontandole possono essere superate.
La forma e lo stile di questi racconti sono semplici e familiari, il lieto fine è assicurato, gli avvenimenti sono collocati in un tempo e in uno spazio lontani dalla realtà quotidiana: ciò rassicura il bambino che può così accettare di “vivere” e superare (anche se solo con la fantasia) delle emozioni che nella realtà lo inquieterebbero e che in lui sono comunque presenti e non risolte.
Il bambino sa bene che la fiaba appartiene ad un mondo diverso da quello reale, ma non li confonde come a volte si può pensare; anzi, il vivere nel mondo fantastico lo aiuta a capire meglio i suoi stati d’animo e le sue emozioni.
Le fiabe si armonizzano con la mente del bambino, ma, al tempo stesso, lo aiutano a mettere ordine consentendogli d’individuare la possibilità di superare gli ostacoli per raggiungere la felicità.
Per quanto i personaggi siano mostruosi e le loro azioni cattive, l’eroe supera lo sconforto, s’ingegna nell’utilizzare le proprie capacità e giunge sempre al “.... e vissero felici e contenti”.
Quindi, cari mamme e papà, tra le videocassette che rappresentano le fiabe, tenete anche un libro da leggere ai vostri bambini in qualsiasi momento abbiate del tempo da dedicare loro oppure al momento della “buona notte” perché un bimbo non è mai troppo stanco per emozionarsi e divertirsi accanto alle persone a cui più vuole bene.


mercoledì 30 marzo 2016

Consigli utili..!!!

Foto: Perchè leggere ai bambini
"La vostra voce è magia per il bambino. L'elemento che più conta è lo stare insieme, condividere la lettura come un'attività semplice. Non sono richieste doti particolari di bravura o di tecnica, è sufficiente seguire il testo e intraprendere con il bambino una lettura dialogica, ricca di scambi affettivi", spiega il progetto.

E, soprattutto, come condividere i libri con i bambini? Ecco 15 consigli da tenere sempre presenti quando leggiamo per i nostri cuccioli:

1) scegliere un luogo confortevole dove sedersi

2) fargli vedere la copertina e parlare del contenuto del libro

3) recitare o cantare le filastrocche del suo libro preferito

4) eliminare le altre fonti di distrazione - televisione, radio, stereo

5) tenere in mano il libro in modo che il vostro bambino possa vedere le pagine chiaramente

6) indicargli le figure, parlategliene; quando sarà più grande, fare indicare a lui le figure e lasciarlo girare le pagine da solo

7) leggere con partecipazione, creare le voci dei personaggi e usare la mimica per raccontare la storia

8) variare il ritmo di lettura: più lento o più veloce

9) fargli domande: cosa pensi che succederà adesso?

10) lasciare che il bambino faccia le domande e cogliere l'occasione per rispondere anche oltre la domanda

11) fare raccontare la storia dal bambino (questo accadrà solo verso i 3 anni)

12) lasciare scegliere i libri da leggere al bambino

13) rileggergli i suoi libri preferiti, anche se lo chiede spesso e questo annoia

14) portarlo in biblioteca dove troverà un luogo accogliente e una vasta scelta di libri

15) Quando leggere con i bambini? Riservare alla lettura un momento particolare della giornata: prima del sonnellino o della nanna, dopo i pasti, scegliendo dei momenti durante i quali siete entrambi più tranquilli, bastano pochi minuti al giorno. Se il bambino si agita o è inquieto non è bene insistere. Approfittiamo, invece, dei momenti di attesa: durante un viaggio, dal medico. La lettura può, inoltre, essere di grande conforto al bambino quando è malato.